Isola della Gaiola, Napoli: perché la chiamano “la maledetta”

L’isola della Gaiola è un posto affascinante posto di fronte Posillipo, famoso quartiere benestante di Napoli. Si trova nel cuore del Parco sommerso di Gaiola, area marina protetta che si estende dal piccolo borgo di Marechiaro alla Baia di Trentaremi. Qui il paesaggio costiero è tra i più suggestivi del Golfo, caratterizzato da costoni rocciosi e le alte falesie di Tufo Giallo Napoletano ammantate di macchia mediterranea.

Gaiola deriva dal latino “cave” (piccola grotta) che in dialetto partenopeo si è trasformato in ‘caviola’. In tempi più remoti era nota come “Euplea” che significava protettrice della navigazione e rifugio sicuro. Proprio per questo sull’isola venne eretto un piccolo tempio votivo.

Il Parco Sommerso di Gaiola deve la sua particolarità alla fusione tra aspetti vulcanologici, biologici e storico-archeologici. Il tutto in una sinfonia di scorci di rara bellezza, che da sempre hanno ammaliato quanti hanno volto lo sguardo su questa meraviglia paesaggistica.

A partire dal I secolo a.C. sul lato costiero dell’Isola della Gaiola si insediarono sontuose ville dell’aristocrazia romana, tra le quali la più importante fu quella del Pausilypon (luogo dove finiscono i dolori). La dimora, voluta da Publio Vedio Pollione, occupava gran parte della fascia costiera dell’attuale Parco. 

Lungo la costa che interessa la Gaiola sono ancora visibili resti delle numerose ville marittime, approdi e cave di tufo e molti dei ruderi si trovano sotto il livello del mare. A causa del bradisismo, infatti, la crosta terrestre è lentamente sprofondata, sommergendo le costruzioni. 

La popolazione locale non ha mai visto di buon occhio la Gaiola, considerandola da sempre una sorta di isola maledetta. La nomea è frutto di una serie di eventi sfortunati e di morti premature che hanno colpito molti dei proprietari dell’isola.

Indicativa a tal proposito è la storia dello svizzero Hans Braun, che è stato il proprietario dell’Isola della Gaiola nei primi anni del ‘900 e fu trovato morto e avvolto in un tappeto. Il tedesco Otto Gumback, invece, morì mentre soggiornava nella villa. 

Lo stesso Gianni Agnelli, che per pochi anni fu proprietario di Gaiola, fu colpito da disgrazie familiari. Indipendentemente dalla presunta “jella”, l’isola e il Parco Sommerso di Gaiola oggi sono un importante sito di ricerca, formazione, divulgazione scientifica ed educazione ambientale per la riscoperta e valorizzazione del patrimonio naturalistico e culturale del Golfo di Napoli.

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Georgia Lovera: